PARTE DAL TEATRO DI MASSA MARTANA IL PROGETTO “UMBRIA PER LA ROMAGNA”
“Il teatro nasce dove ci sono delle ferite...” diceva Jacques Copeau: “...dove ci sono dei vuoti”.
Ecco allora che il teatro ci racconta una storia, vera, vissuta, fatta di ferite e di vuoti appunto, ma che parla anche di ricostruzione, di ripartenza “dentro e fuori le persone”, con l'obiettivo di dare un sostegno e un contributo alla gente e alle piccole imprese della Romagna, in difficoltà per i danni subiti dall'alluvione.
Comincia così Venerdì 30 Giugno 2023, alle ore 21:15, dal Teatro Consortium di Massa Martana, il progetto di raccolta fondi destinati alle zone direttamente colpite.
"Empresa Borsari", di e con Massimo Manini, è il racconto di un'impresa epica che parte dall'Emilia dell'immediato dopoguerra, parla di quei bisogni e desideri che sono gli stessi di chi vive uno stato di calamità.
Un abbraccio simbolico, di conforto e aiuto, tra le due aree di una stessa regione.
In collaborazione con l'Associazione Acqua, il Comune di Massa Martana e la Croce Rossa del territorio a cui è affidata la gestione dei contributi derivanti dall'acquisto del biglietto, prende il via questa iniziativa.
Biglietto unico: € 10,00
Info e prenotazioni cel. 351.7588974
ufficioturistico@comune.massamartana.pg.it
Il progetto argentino di Carlo Borsari di ricostruzione della città di Ushuaia coinvolse emigranti italiani arruolandoli come manodopera. La prima nave parti da Genova il 26 settembre 1948, con a bordo 650 tra operai, tecnici, architetti, ingegneri e manovali e raggiunse la "Terra del Fuoco" alla fine di ottobre. In seguito arrivarono mogli e figli che portarono il numero di italiani a superare i 2.000. La maggior parte di loro rientrò in Italia a progetto finito, due anni dopo.
Sulla banchina del porto di Genova gli autocarri hanno scaricato centinaia di casse, cataste di legname e faesite per le case da costruire ad Ushuaia, estremo lembo della Terra del Fuoco, a pochi chilometri da Capo Horn. Seicento operai e tecnici, con le loro famiglie, partono sul piroscafo "Genova" per concretizzare il sogno dell'industriale bolognese Carlo Borsari di dar vita sul 55° parallelo, ai confini del mondo, ad una "Nuova Bologna".
In sette giorni, a tempo di primato, viene scaricato il piroscafo e si iniziano i lavori di costruzione della città. Durante il primo mese alcuni operai dormono sul piroscafo "Chaco" alla fonda nel porto, mentre un altro gruppo trova sistemazione nelle case prefabbricate, costruite nelle prime settimane.
A poco a poco nel villaggio la vita si anima: i bambini cominciano a frequentare le scuole, gli operai continuano a lavorare per completare gli edifici (un albergo per turisti, sei ville, una centrale idroelettrica, una fabbrica di cellulosa, strade). Incomincia a funzionare un cinematografo, un ricreatorio con il bar e si allestisce perfino una squadra di calcio.
Gli operai percepiscono una paga di 900 pesos al mese, che al cambio sono 115.000 lire, la metà dei quali può essere risparmiata.
Ecco cosa scrive il "Giornale dell'Emilia" nel settembre 1948 a proposito della spedizione in "Terra del Fuoco":
"Carlo Borsari ha trentacinque anni ed è nato a Bologna. Ha attraversato la Patagonia. Egli ha trovato la più ampia comprensione nel governo argentino che ha favorito nel modo migliore il suo progetto. La fase preparatoria di Bononia gli è costata un intero anno di lavoro senza sosta alcuna. Ha viaggiato quasi ininterrottamente, toccando diverse capitali d'Europa, facendo la spola tra Roma e Buenos Aires, tra le città industriali italiane ed il porto di Genova. L'impresa ha del miracoloso. L'accuratezza dell'organizzazione ha stupito anche i tecnici più esperti. Bononia avrà un sicuro avvenire e servirà ad unire nel modo migliore, col suo contributo di genialità e di lavoro, le due nazioni latine."
Fonte: testo tratto dalla pubblicazione "Lo sguardo altrove..." a cura di Renzo Bonoli e Rocchino Mangeri che accompagna la mostra "Cento anni di emigrazione emiliano-romagnola tra storia e memoria", realizzata con il contributo della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo