TORQUATO TASSO di Johann Wolfgang Goethe traduzione di Cesare Lievi, progetto e regia di Alessandro Machìa; con Roberto Turchetta (Torquato Tasso) Giorgio Crisafi (Duca Alfonso D’Este) Martino D’Amico (Antonio Montecatino) Alessandra Fallucchi (Eleonora D’Este) Alessia Giangiuliani (Eleonora Sanvitale). Produzione AC Zerkalo.
Terminato da Goethe nel 1790 – un anno dopo la Rivoluzione Francese – ma elaborato durante il suo viaggio in Italia del 1786-1788, Torquato Tasso è un dramma sul conflitto tra l’artista e il potere, “sulla sproporzione tra il talento e la vita”, come lo definisce lo stesso poeta tedesco: una sproporzione che nel dramma finirà per inghiottire il Tasso portandolo al limite della follia e all’esilio da corte di Ferrara. Un testo quantomai attuale sul rapporto tra l’artista e il potere, sul suo ruolo nella società e sul valore dell’arte.
Il dramma inizia il giorno della consegna della Gerusalemme Liberata al Duca Alfonso d’Este, a cui è dedicato il poema. Irrequieto, ipocondriaco, paranoico e fragilissimo, sofferente per l’imperfezione che sente nella sua arte, Tasso è bisognoso di amore e di amicizia che spera di trovare nella corte e in Eleonora D’Este, ma viene trattato con sufficienza e respinto con gelida cortesia da tutta la corte. Essere ammirato come artista e non essere amato come uomo, è questo il dramma del poeta. Teso tra grandezza e umiliazione, Tasso è vittima di visioni paranoiche: crede che gli rubino le lettere o gli scassinino le serrature, ma è lui che dimentica sbadatamente il denaro in ogni angolo. Abbraccia forte la Principessa violando le elementari regole di corte e, ormai defraudato di tutto, lascia la corte di Ferrara solo e negletto.
Il Torquato Tasso è la tragedia della solitudine dell’artista, è la storia del suo progressivo processo di estraneazione e di esilio dalla società, della fine della sua funzione sociale.